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Inerzia cubana

La sensazione che ho provato girando a Cuba è di blocco, totale immobilità. Credo che il termine più corretto per descrivere la situazione sia stallo, inteso proprio nel senso scacchistico di mancanza di mosse da effettuare per poter continuare la partita.

Il paese sembra fermo a metà del guado. Da un lato si percepisce il forte legame agli ideali e alle figure rivoluzionarie (Che Guevara e Fidel Castro), sebbene i giovani non li abbiano vissuti in prima persona, dall’altro la popolazione si dimostra desiderosa di emanciparsi, ma senza mezzi per farlo, dopo l’embargo statunitense e la disgregazione dell’Unione Sovietica.

L’aspetto è quello di un paese fermo agli anni 40, come in una macchina del tempo che va solo all’indietro. Mi ha colpito la quantità di gente per le strade delle città o nei parchi senza un’occupazione apparente, o in coda alle panetterie o ai punti vendita delle aziende di telecomunicazioni.

I ritmi sono lentissimi e ovunque si respira un’atmosfera di tranquillità. Si avverte ovunque la voglia di cambiamento ed, in tempi recenti, probabilmente le cose si stanno muovendo in questa direzione, ma la strada è ancora lunga.

Forza Cuba, io faccio il tifo per te!

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